Nell’era digitale, i social media sono diventati un mostro dalle mille sfaccettature: connettono, informano, intrattengono e, diciamocelo, a volte disinformano con la stessa foga. Il loro potenziale è innegabile, la loro capacità di creare trend virali impressionante. E proprio su questo terreno fertile è sbocciato un fenomeno che ha rapito milioni di utenti, soprattutto i più giovani: SkinTok. La vibrante, colorata e a tratti inquietante comunità di TikTok dedicata alla cura della pelle. Un vero e proprio universo parallelo dove, tra un balletto e una challenge, si dispensa la ricetta per la “pelle di vetro”.
Cos’è Skintok e perchè ne siamo ossessionati (o quasi)
Partiamo dalle basi.
SkinTok è il sunto della condivisione beauty 2.0.
Qui, la passione per la skincare si traduce in un fiume in piena di video brevi: routine del mattino, routine della sera, recensioni di prodotti e l’immancabile “consiglio dell’esperto”. L’idea, sulla carta, è persino lodevole: favorire l’accesso a informazioni sulla cura della pelle, scambiare pareri, scoprire ingredienti miracolosi. È innegabile il suo impatto: prodotti “storici” resuscitati dalle ceneri dell’oblio e intere nuove linee lanciate nell’Olimpo del successo grazie all’onda travolgente degli “skinfluencer”. Questi nuovi guru della pelle, armati di filtri e luci strategiche, raggiungono un pubblico sterminato, creando una vera e propria cultura della “skinvestment”.
La Generazione Z, in particolare, sembra aver abbracciato con fervore questa filosofia, disposta a sborsare cifre considerevoli per prodotti “scientificamente provati” (o almeno così dicono i TikToker), con la promessa di una pelle da copertina. Un’accessibilità che ha alimentato un mercato florido, dove il carrello virtuale è sempre pieno e la curiosità insaziabile.
*Copertine prese dal profilo Instagram e TikTok di Song of Skin.
Il lato oscuro dello “Skinfluencer fai da te”: quando il consiglio diventa danno
E qui casca l’asino, o meglio, la pelle.
La preoccupazione per Skintok risiede proprio in questa incontrollabile espansione del “consiglio fai da te”. Un consiglio che, pur animato dalle migliori intenzioni (dicono loro), ignora sistematicamente l’abissale complessità della dermatologia. È vero, molti content creator si affannano a specificare che le loro sono “esperienze personali”, a urlare di “non generalizzare” e a supplicare di “consultare sempre un esperto”.
Peccato che, volenti o nolenti, l’influenza esercitata da milioni di visualizzazioni e commenti entusiasti sia una valanga inarrestabile. Il risultato? Un utente medio, spesso giovanissimo e per definizione meno informato, tende a emulare ciecamente ciò che vede, senza la minima comprensione delle proprie esigenze.
Improvvisamente, siamo tutti dermatologi, chimici, estetisti!
Un’armata di “super esperti” con la fedina penale dermatologica macchiata da troppi acidi e retinoidi usati a sproposito.
Il problema si acuisce quando analizziamo le tendenze che SkinTok sforna quotidianamente. Se da un lato il trend della “skincare sostenibile” è un raggio di sole in un mondo di sprechi, dall’altro l’ossessione per routine multi-step che prevedono l’uso indiscriminato di ingredienti attivi potenti, è un attentato alla salute della pelle.
I dermatologi (quelli veri, con la laurea e anni di esperienza) lo ripetono all’infinito: la pelle di adolescenti e pre-adolescenti è un organo intrinsecamente più sensibile e fragile di quella adulta. L’applicazione selvaggia di prodotti “forti” è una ricetta per il disastro: irritazioni, eruzioni cutanee, compromissione della barriera cutanea. Più danni che benefici, garantito. E quell’ideale di “pelle di vetro” (glass skin), incessantemente promosso e venerato, è spesso una mera illusione, un’immagine curata, ritoccata, perfezionata che non rispecchia la realtà e genera aspettative irrealistiche, soprattutto tra i più giovani e suggestionabili. Un miraggio che porta solo frustrazione e, nel peggiore dei casi, brufoli e rossori.
L’impatto psicologico del perfezionismo online
Ma i rischi non sono solo fisici, la salute mentale è sul patibolo. Le tendenze sui social media, in particolare tra i ragazzi più giovani, sono state correlate a un’impennata di problemi come ansia, depressione, scarsa immagine corporea e un’autostima ridotta ai minimi termini. Quando un ideale di bellezza così inarrivabile viene costantemente spiattellato sotto gli occhi, è fin troppo facile cadere nella trappola del confronto e del senso di inadeguatezza. E poi c’è la pressione economica: l’invito pressante a “investire” in un numero sempre crescente di prodotti, spesso dai costi esorbitanti, può generare ulteriore stress e frustrazione se i risultati promessi si rivelano, come spesso accade, un’illusione ottica.
Dulcis in fundo, il capitolo della disinformazione e dei miti. La natura aperta di SkinTok è un’arma a doppio taglio: la sua forza, la libertà di accesso all’informazione, è al tempo stesso la sua più grande debolezza. Chiunque può dispensare consigli, e la maggior parte non sono affidabili. Assistiamo alla proliferazione di miti su procedure estetiche o trattamenti che un vero professionista smonterebbe con una risata. La mancanza di una validazione scientifica rigorosa, unita alla velocità virale con cui i contenuti si propagano, trasforma SkinTok in un terreno fertile per la diffusione di pratiche non solo inefficaci, ma potenzialmente dannose. È il trionfo dell’opinione sulla competenza, dell’apparenza sulla scienza.
Basta paura, è ora di avere SENSO CRITICO!
In definitiva, SkinTok – come la maggior parte delle piattaforme social – possiede un potenziale enorme per la diffusione di conoscenza e la creazione di comunità. Ma il confine tra un consiglio benintenzionato (che poi, benintenzionato quanto?) e un’indicazione medica non qualificata è sottile come la pelle di un neonato e altrettanto facile da infrangere.
È FONDAMENTALE che gli utenti, e soprattutto i genitori di adolescenti e pre-adolescenti (che spesso sono le vittime predestinate), imparino a valutare criticamente i contenuti, riconoscendo che gli “influencer” sono spesso, troppo spesso, INSERZIONISTI mascherati, e che i social media non riflettono la realtà in toto. Anzi, ne sono una distorsione inquietante.
L’educazione alla consapevolezza digitale e all’importanza di un approccio personalizzato alla cura della pelle sono, a mio avviso, gli antidoti più efficaci contro i potenziali pericoli di un trend virale come SkinTok. Insomma, spegnete i telefoni e andate dal medico. La vostra pelle ve ne sarà grata.
Ma con questo cosa vogliamo dire?
Vogliamo dire che i social media sono uno strumento importantissimo, anche e soprattutto di Marketing, che noi in primis promuoviamo.
Tuttavia, inciampare è molto semplice.
Ecco perché consigliamo sempre l’aiuto di esperti di comunicazione: puoi fare marketing, affidarti a influencer, ottenere risultati senza oltrepassare il limite.
Stai pensando di entrare nella community di TikTok? Richiedici una consulenza e penseremo a tutto noi!