Accessibilità Digitale: non è un extra, è rispetto

Avatar Camilla Dazzani • 28 Luglio 2025

Mi è capitato fin troppe volte di entrare in un sito web e notare contrasti di colori talmente bassi che mi facevano strizzare gli occhi. Per poi dare un’occhiata – ammetto per deformazione professionale – anche alle immagini, perché no, e piangere l’assenza di un semplicissimo alt text

E in tutti questi casi il pensiero che ingombrava la mia mente era solo uno: il digitale è davvero utile solo se è accessibile a tutti. Inutile negarlo. Inutile fare finta di nulla. 

Le barriere architettoniche sono giustamente contestate e, ove possibile, sempre abbattute. Ma il digitale, che fine fa? 

È lo spazio in cui, volendo o nolendo, viviamo maggior parte del tempo. Chi per lavoro, chi per passione, chi per ca**eggio. Ma tutti devono averne il diritto, devono essere liberi di farlo nei tempi e nelle modalità che preferiscono.

E per “tutti” intendo proprio tutti: persone con disabilità visive, uditive, motorie, cognitive. Ma anche utenti anziani, chi naviga con una connessione lenta, chi usa uno screen reader o semplicemente chi ha bisogno di chiarezza.

Accessibilità digitale: una responsabilità sociale di tutti

L’accessibilità digitale non nasce per rispettare una checklist tecnica. Nasce per rispondere a una domanda più grande: chi stiamo escludendo, oggi, con il nostro modo di progettare? È giusto escludere qualcuno da spazi a cui tutti dovrebbero poter accedere liberamente?

In Italia se ne parla dal 2004, con la Legge Stanca. In Europa, con la Direttiva UE 2016/2102. Ma la vera svolta non è normativa. È culturale. Sempre più aziende (le più lungimiranti) hanno capito che rendere accessibili i propri prodotti digitali non è solo “compliance”. È rispetto. È strategia. È modernità.

E aspetta, non è finita qui. Anzi è appena iniziata.

A partire dal 28 giugno 2025, l’accessibilità digitale diventerà un obbligo legale per molte aziende italiane, in conformità con l’European Accessibility Act (EAA) recepito nel nostro ordinamento attraverso il D.Lgs. 82/2022. Questo rappresenta un cambiamento significativo, estendendo gli obblighi precedentemente riservati alla Pubblica Amministrazione anche al settore privato.

Perché l’accessibilità conta, oggi più che mai

Non mi stancherò mai di ripeterlo: rendere accessibili i contenuti digitali non è solo giusto. È anche molto, mooolto intelligente.

Perché significa:

  • Aumentare il pubblico: il 15% della popolazione mondiale vive con una disabilità. Vuoi davvero ignorare quel pubblico?
  • Migliorare la UX: ciò che aiuta chi ha difficoltà aiuta tutti (inclusi i tuoi clienti più “veloci”).
  • Rafforzare la SEO: Google ama la chiarezza, e le linee guida WCAG vanno a braccetto con i criteri di ranking.
  • Evitare rischi legali: le norme si stanno facendo più stringenti. Meglio anticipare.
  • Costruire una reputazione solida: i brand inclusivi vengono percepiti come più umani. E oggi non è un dettaglio.

Ma da dove si comincia?

Qui non servono eroi. Serve metodo. Ogni progetto accessibile parte da alcune scelte consapevoli e concrete:

  1. Navigazione intuitiva – accessibile anche solo con la tastiera.
  2. Testi alternativi alle immagini – per chi non può vederle.
  3. Contrasti cromatici leggibili – non tutti vedono i colori allo stesso modo.
  4. Form chiari e completi – le etichette contano.
  5. Gerarchia visiva solida – i titoli non servono solo per lo stile.
  6. Animazioni sotto controllo – a volte, una transizione eccessiva può creare più disagio che effetto wow.

Sembra poco? Non lo è. Perché ogni piccolo dettaglio può fare la differenza tra poter accedere a un servizio… o essere tagliati fuori.

Quindi no, l’accessibilità digitale non è un “plus”. È il punto di partenza.

Il problema è che troppo spesso si pensa all’accessibilità come qualcosa da “aggiustare dopo”.

E invece no: va progettata fin da subito, con lo stesso rispetto con cui progetti un’identità visiva o una strategia di business.

Da KERNERS.co non ci limitiamo a costruire prodotti digitali performanti. Li costruiamo anche responsabili.

Chi è obbligato ad adeguarsi?

L’obbligo riguarda:

  • aziende private con più di 10 dipendenti o un fatturato annuo superiore a 2 milioni di euro.
  • Fornitori di servizi digitali, come piattaforme di e-commerce, home banking, servizi di streaming e applicazioni mobili.

Le microimprese (meno di 10 dipendenti e fatturato annuo inferiore a 2 milioni di euro) sono attualmente esentate, ma l’adozione volontaria di pratiche di accessibilità rappresenta comunque un vantaggio competitivo e un segno di responsabilità sociale.

Accessibilità digitale

Requisiti tecnici da rispettare

Le aziende devono garantire la conformità ai criteri delle WCAG 2.1 (Web Content Accessibility Guidelines), livello AA, che prevedono:

  • Percezione: i contenuti devono essere presentabili in modi che possano essere percepiti da tutti, incluse le persone con disabilità visive o uditive.
  • Operabilità: tutte le funzionalità devono essere utilizzabili anche da chi non può usare un mouse o altre periferiche comuni.
  • Comprensibilità: i contenuti devono essere chiari e comprensibili per tutti gli utenti, compresi quelli con disabilità cognitive.
  • Robustezza: i contenuti devono essere sufficientemente robusti da poter essere interpretati in modo affidabile da una vasta gamma di user agent, inclusi i tecnologie assistive.

Dichiarazione di accessibilità

Giusto per farti capire che la questione è molto più seria di ciò che pensavi, aggiungiamo un altro tassello. Uno di quelli burocratici che tanto amiamo, ma NECESSARIO.

Le aziende soggette all’obbligo devono redigere e pubblicare una Dichiarazione di Accessibilità, secondo il modello ufficiale predisposto da AgID (Agenzia per l’Italia Digitale). Questo documento attesta lo stato di conformità del sito o dell’applicazione rispetto alle linee guida WCAG 2.1, livello AA, e deve essere aggiornato regolarmente. 

Sanzioni e controlli

Il mancato adeguamento può comportare sanzioni e limitazioni nella distribuzione dei prodotti e servizi sul mercato europeo. È quindi fondamentale che le aziende inizino sin da ora a pianificare l’adeguamento per evitare problemi di conformità e sfruttare le opportunità offerte dall’accessibilità.

Non ci capisci più niente? Con te c’è KERNERS.co

Adeguarsi all’European Accessibility Act non è solo un obbligo legale, ma rappresenta anche un’opportunità per migliorare l’esperienza utente, raggiungere un pubblico più ampio e rafforzare la reputazione aziendale.

Sappiamo quanto da un lato tutto questo possa risultare complesso. Ma a te basta metterci il nobilissimo impegno di rendere il tuo sito accessibile: al resto ci pensa KERNERS.

Contattaci e ti aiuteremo in questa nuovissima – e importantissima – sfida digitale.

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